Il tutù e le scarpette da punta sono da sempre l’abbigliamento per eccellenza della danza classica, non a caso nell’immaginario collettivo le ballerine vengono inevitabilmente associate ad una voluminosa nuvola di tulle bianco e rosa che esalta la loro eleganza.
Le piccole allieve sognano di indossarlo non appena mettono piede in sala prove e le mamme iniziano ad immaginarle sul palco sin dal primo giorno di lezione. Quando però si avvicinano i primi spettacoli molto spesso l’entusiasmo si trasforma in panico per i genitori che non sanno come districarsi tra le varie tipologie di tutù e i loro molteplici strati di tulle.
Vogliamo fare un po’ di chiarezza per aiutarvi a muovere i primi passi in questo mondo. Partiamo dalla distinzione dei modelli fino ad indicarvi anche come prendervene cura senza che si rovinino.
Tipologie di tutù
Il principale criterio di distinzione riguarda la tipologia di gonna, che permette di distinguere tra tutù classici e tutù lunghi. La costruzione di entrambi si appoggia su un busto con baschina sulla quale vengono fissate le sovrapposizioni degli strati di tulle che hanno pesi e consistenze diverse:
- I tutù classici (tutù piatti o tutù a ruota) sono caratterizzati da una gonna che non supera mai la lunghezza del ginocchio e forma un cerchio di strati di tulle intorno al corpo della ballerina. Il tulle può essere più o meno corto e rigido, a seconda del balletto, resta piatto e lascia le gambe del tutto scoperte.
- I tutù lunghi (tutù degas o tutù romantici) sono caratterizzati da una gonna morbida e vaporosa, la cui lunghezza va dal ginocchio alla caviglia. In genere i tutù lunghi si definiscono Degas se arrivano appena sotto al ginocchio e romantici se raggiungono il polpaccio o la caviglia. Solitamente le tinte sono molto tenui, adatte a opere romantiche e sognanti.
Per ognuna delle tipologie si possono trovare modelli più adatti alle allieve o concepiti per professioniste. La differenze principali in questo caso riguardano il numero di veli che compongono la gonna, la modellazione del corpetto e le decorazioni, un tutù professionale può arrivare ad avere fino a 10-11 veli e il corpetto è in genere steccato, realizzato in materiali pregiati e riccamente decorato.
Oltre ai tutù veri e propri (corpetto e gonna) è possibile trovare in commercio anche le Tutulette, formate dalla sola gonna di tulle cucita su di una mutandina in lycra, spesso preferibili per le allieve e utilissime anche alle professioniste per lo studio in sala prove. Infine una tipologia molto particolare è il Minou più simile ad un body con mini gonnellino incorporato. Questo tipo di costume è spesso utilizzato dalle bimbe, ma si presta anche all’utilizzo professionale per alcuni particolari balletti, come ad esempio la Carmen.
Come lavare, stirare e piegare un tutù
La domanda cruciale alla consegna del tutù, oppure quando è necessario riporlo nell’armadio è come si fa a piegare questo indumento. Partiamo dal presupposto che i tutù professionali non andrebbero piegati, ma riposti nelle apposite sacche “a frittella” per mantenere ben diritto il piatto. Per evitare però che le bimbe arrivino al saggio di danza con il tutù malamente appallottolato e spiegazzato vi daremo qualche indicazione.
I tutù corti da bambina si possono appendere nell’armadio per la mutandina, cioè capovolti, oppure si possono piegare come segue:
- Prendere il body per le ascelle e rovesciarlo, tirando il corpino sopra il tulle e facendo uscire a rovescio la mutandina.
Si avrà così una specie di sacchetto rigonfio, dentro al quale naturalmente i veli di tulle devono restare ben distesi nel senso della lunghezza, anche se compattati. In ogni caso si consiglia di proteggere il capo con un sacchetto pulito, di cellophane o di tela bianca. Prima di riporre il tutù nell’armadio è necessario rimuovere il sudore ed il trucco che possono compromettere il tessuto.
Lavare a mano in acqua tiepida usando pochissimo sapone (adatto per i delicati). Risciacquare poi con acqua fredda fino a quando l’acqua diventa incolore e senza schiuma, l’aggiunta di un pò di ammorbidente eviterà problemi di elettricità statica. Se vi sono ricami o paillettes, mai lasciare immerso nell’acqua per più di pochi minuti: il filato dei ricami potrebbe restringersi “tirando” la fibra del capo; le paillettes possono invece sfogliarsi, perdendo lo strato scintillante. Se il tutu è di tulle rigido asciugare a testa in giù su una gruccia, se il tulle è morbido asciugare su una stampellina nel verso in cui si indossa.
Non vanno mai stirati, al massimo si può utilizzare solo il vapore e passare il ferro tiepido sulle zone maltrattate tenendo sempre tra il ferro ed il tessuto del una stoffa spessa e pulita di cotone bianco.
Curiosità
Il nome ha un’origine francese piuttosto spiritosa, la parola “tutu” è un vezzeggiativo per indicare il fondoschiena, la parte del corpo su cui si poggia la parte più vaporosa dell’indumento. Alla fine del 1600, quando le prime donne salirono sul palco, i ballerini erano soliti indossare maschere, parrucche e scarpe col tacco insieme a dei vestiti che impedivano l’esecuzione dei movimenti. In particolare, le donne erano costrette ad esibirsi indossando pesanti abiti con gonne stratificate, rigidi bustini e scarpe col tacco, più adatti alle feste in società che ad un palcoscenico. Alla fine del secolo il tutù fece la sua prima comparsa grazie alla danzatrice italiana Maria Taglioni. La sua celebre esibizione del 1832 in “La Sylphide” passò alla storia per aver eseguito la coreografia interamente sulle punte, e per aver portato in scena un tutù disegnato appositamente per l’occasione dall’artista Eugéne Lami.
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